L’acquaponica, secondo la FAO, è una grande alleata nella lotta allo spreco d’acqua e nella gestione delle risorse naturali.

Il risparmio dell’acqua è l’unica via percorribile dal momento che le riserve idriche, già scarse, stanno diventando ancor più esigue. La FAO fa riferimento a zone come il vicino Oriente e il Nord Africa – paesi generalmente racchiusi nell’acronimo NENA* – dove la siccità rende il terreno arido e l’agricoltura consuma più della metà delle riserve d’acqua.

L’acquaponica in questo contesto è risolutiva; è la classica situazione win-win: tutti vincono!

L’acquaponica permette infatti di allevare e coltivare, producendo due generi alimentari in contemporanea: i pesci fertilizzano l’acqua che arriva alle piante e le piante depurano l’acqua per i pesci.

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L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (nota con la sigla FAO, dall’inglese Food and Agriculture Organization of the United Nations), con sede a Roma, è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite fondata nel 1945.

 

Adottando la coltivazione acquaponica, dice la FAO, il consumo d’acqua si riduce del 90% rispetto all’agricoltura tradizionale: un enorme vantaggio per il nostro Pianeta, visto che il settore agricolo nel mondo utilizza la maggior parte dell’acqua dolce disponibile.

Per fortuna, esistono metodi innovativi per ridurre il consumo di acqua. Le aziende agricole IAA combinano nuove tecnologie e buone pratiche per ridurre la “waterprint” dell’agricoltura e fare un uso intelligente ed efficiente delle risorse naturali.

È insomma un vantaggio per tutti: si produce più cibo con minor consumo d’acqua dolce.


* I paesi NENA includono Algeria, Arabia Saudita, Bahrain, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Mauritania, Marocco, Oman, Qatar, Sudan, Siria, Tunisia e Yemen.

Fonte: Every drop counts, su fao.org.